Enrico Quattrocchi nasce a Roma nel 1936, vive e lavora nella sua città.
Note dell’artista
Perché dipingo. Questa magnifica esperienza, interrotta per troppo tempo e ripresa con vigore in questi ultimi anni è ormai diventata una ossessiva esigenza, esigenza di esprimere un pensiero, alzare una critica, descrivere uno stato d’animo, una emozione, mostrare gioia e dolore e mille altre cose e fare tutto questo, o perlomeno cercare di farlo, usando l’unico mezzo con cui sono capace ad esprimermi, la PITTURA.
Presentare poi il lavoro all’osservatore è la cosa più eccitante, uno sguardo attento, un sorriso compiaciuto o malizioso, un commento sia pure negativo ripagano della fatica profusa, si ha la consapevolezza che sono tutte reazioni generate da un tuo lavoro, da una tua creazione.
Come dipingo. Ho letto da qualche parte che Newton soleva dire “ il mio sguardo riesce a vedere lontano perché i miei piedi poggiano su spalle di Giganti”. L’arista contemporaneo, a mio avviso, deve partire da questo pensiero; carico della irripetibile esperienza del passato deve proiettarsi in avanti, trovare nuove forme espressive e con esse entrare nella sfera mentale dell’osservatore che, davanti all’opera, comunque rappresentata, diventa parte integrante della stessa ponendosi domande, ragionando e dando risposte assolutamente personali, cosicché quell’opera diventa una, cento, mille……unica per ciascun osservatore.
“I Giganti” con le loro opere hanno rappresentato “il loro passato”, “il loro presente” ed “il loro futuro” deliziando lo SGUARDO dell’osservatore con la strapotenza della loro arte; l’artista contemporaneo deve invece entrare nell’ANIMA e nel CERVELLO dell’osservatore, con qualsiasi mezzo.
Questo è quello che cerco di fare.
A volte capita che un solo pensiero, una sola verità possano salvare un banale libro di 600 pagine, che una scena memorabile renda immortale un film insignificante oppure che una romanza o un accordo rendano accettabile un’opera o una sinfonia. Spero che questo possa accadere anche per il mio lavoro: se almeno un solo spunto di riflessione avrò posto all’attenzione dell’osservatore avrò raggiunto il mio scopo e sarò veramente soddisfatto.